Con grande tristezza annunciamo la scomparsa di John Danziger, astronomo di fama internazionale e figura di riferimento per la comunità astrofisica italiana ed europea.
Nato il 16 agosto 1936 a Maryborough, un remoto villaggio del Queensland australiano, John è stato uno dei principali esperti mondiali nello studio delle supernovae, delle abbondanze chimiche nelle nebulose planetarie e, più in generale, dei fenomeni transienti. Osservatore appassionato e profondo conoscitore della strumentazione astronomica, ha dedicato tutta la sua carriera allo sviluppo della ricerca osservativa, con una visione ampia e sempre aperta al futuro.
Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca presso l’Australian National University nel 1964, ha proseguito la sua formazione con un periodo di postdoc al Caltech di Pasadena, in California (1964–1966). In seguito ha ricoperto incarichi accademici come lecturer e professore alla Harvard University, dove ha lavorato dal 1966 al 1973. Nel 1973 è entrato a far parte dello staff scientifico dell’ESO (European Southern Observatory). In ESO ha ricoperto anche il ruolo di Head of the Scientific Division, fino al 1996, contribuendo in modo sostanziale alla progettazione e all’utilizzo dei grandi telescopi. In quegli anni ha svolto un ruolo cruciale nella progettazione e nell’utilizzo dei grandi telescopi europei. È stato inoltre Honorary Professor presso la Ludwig Maximilian University di Monaco di Baviera.
Fu proprio durante la sua lunga attività all’ESO che, nel 1987, si trovava a La Silla quando esplose la supernova 1987A, un evento che segnò una svolta nella comprensione dell’evoluzione stellare. John fu tra i primi a studiarla in dettaglio, dando un contributo fondamentale alla sua interpretazione. Con lui, all’ ESO, si trovava anche la moglie, la nostra stimatissima collega e astrofisica Prof.ssa Francesca Matteucci, con la quale condivideva non solo la passione per l’astrofisica, ma anche l’amore per il mare e una vita intensa e ricca di dialogo scientifico.
Il suo trasferimento in Italia ha segnato una tappa fondamentale per l’astrofisica nazionale. Come Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Trieste, John ha portato una ventata di internazionalità e ha avuto un ruolo cruciale nella crescita della comunità italiana che si occupa di supernovae e transienti, favorendone l’integrazione nel contesto europeo.Tra i suoi allievi più brillanti durante il periodo trascorso negli Stati Uniti ricordiamo Sandra Faber. In Europa hanno beneficiato della sua guida Patrice Bouchet, Nando Patat, Marcella Carollo e, a Trieste, Abouazza Elmhamdi e Srjan Samurović.
Tra i tanti ricordi condivisi dai colleghi in questi giorni, ci piace riportare le parole di Pierluigi Selvelli, che per anni ha lavorato fianco a fianco con John:
“Non occorre dire dei suoi fondamentali lavori di emission line spectroscopy sulle SNe, SN 1987A in particolare, sugli SN remnants, sulle polveri in SNe, sulle abbondanze in PNe.
Per anni John è stato il mio vicino di stanza all’ OATs ed avevamo lavorato sulla Bowen fluorescence in spettri UV di nebulae, RR Tel in particolare. Ma voglio soprattutto ricordare la sua enorme conoscenza e passione per la storia e la politica, il suo approccio laico e ‘radical’ molto convinto, sul quale dibattevamo spesso e volentieri. John aveva dietro Harvard e ricordo bene le sue critiche di anni fa alla politica americana e di Netanyahu, critiche che potevano sorprendere allora, ma dimostrano lucida lungimiranza.”
Anche Stefano Cristiani, amico e collega di lunga data, ha voluto ricordare John con affetto e nostalgia, condividendo storie e fotografie che lo ritraggono ai tempi dell’ESO: momenti di lavoro, incontri conviviali e persino rappresentazioni teatrali, alle quali partecipava sempre con entusiasmo e una nota di ironia
John ha sempre incarnato i valori della lealtà, del rigore scientifico, dell’onestà intellettuale. Era un uomo giusto, profondamente laico, mosso da un forte senso di giustizia e da una grande integrità morale. Il suo contributo scientifico è stato accompagnato da un impegno umano profondo, che lo ha reso un punto di riferimento e un amico per molti di noi.
Ci mancherà la sua ironia, il suo sguardo lucido sul mondo, la sua dedizione alla scienza e alla comunità.
A Francesca va il nostro più sincero affetto e la nostra gratitudine per aver condiviso con noi un uomo così straordinario.
A cura di Cescutti, Spitoni, Feruglio, Selvelli e Cristiani
