In ricordo di Cesare Perola

Nei giorni scorsi è venuto a mancare l’astrofisico Giuseppe Cesare Perola, allievo di Beppo Occhialini e Connie Dilworth, maestro per l’intera comunità dell’astrofisica delle alte energie. Molti i messaggi in ricordo dello scienziato, fra i quali quelli del direttore dell'INAF - Osservatorio Astronomico di Trieste, dr. Fabrizio Fiore, e del prof. Stefano Borgani, che condividiamo.

 
Con Cesare non potevi dare niente per scontato. C’erano le volte che ti sembrava di non essere d’accordo con lui, e dovevi ricrederti, dopo che te le aveva verbalmente suonate di santa ragione. E c’erano le volte che ti sembrava di essere d’accordo con lui, e te le suonava lo stesso di santa ragione. Ma tutte le volte non potevi non riconoscere una lucidità e una profondità fuori dal comune, quasi disumane.
Una capacità di vedere oltre nello spazio e nel tempo associata alla voglia di sporcarsi le mani quotidianamente, aiutare noi poveri laureandi e dottorandi a districarsi tra improbabili interpretazioni dei primi dati di EXOSAT e Ginga, mentre difendevi con le unghie, e fortunatamente con successo, quello che poi si sarebbe chiamato BeppoSAX davanti ai maggiorenti dei ministeri e della neonata Agenzia Spaziale Italiana. E sei diventato un esperto di difesa, quando nei primi anni 2000 assieme a quaranta colleghi sei riuscito a non far cancellare la comunità delle alte energie che grazie a BeppoSAX era cresciuta esponenzialmente, e a piantare pure semi per il futuro. Qualcuno è germogliato, qualche altro no, ma certamente non per colpa tua.
Hai avuto tanti pregi, ma hai avuto anche due grandi difetti: il primo è il tuo caratteraccio, e su questo c’è poco da commentare: chiunque ti abbia conosciuto lo ha decisamente ben presente.  Il secondo è che sei sempre stato interessato a due cose sole: la scienza prima di tutto, senza compromessi. E poi la crescita della tua comunità. Da quella micro, il tuo gruppo di ricerca, i tuoi allievi, a quella meso, l’Istituto Astronomico della Sapienza, il Dipartimento di Fisica di Roma TRE, il centro dati scientifici di BeppoSAX, a quella macro, intesa come tutta la comunita’ di astrofisica spaziale italiana ed europea. Non sei mai stato interessato dalla politica, dalle sedie, le poltrone, i salotti. Caro Cesare, senza questi piccoli difettucci saresti diventato rettore, presidente dell’ASI, ministro e forse pure Presidente della Repubblica!
Non è successo, ma non passa giorno senza che qualcuno dei tuoi mille insegnamenti non si riveli ancora utile.
 
Fabrizio Fiore (INAF-OATs)
 
 
Non saprei proprio da dove iniziare per ricordare Cesare. Forse dovrei iniziare proprio dagli ultimi tempi. Mi ha chiamato un 2-3 mesi or sono per parlarmi (guarda un po'?) di scienza e di come portare a termine un vecchio progetto, un'idea di satellite, che coltivava fin da quando mi aveva arruolato nei primi anni 2000 per lo “studione dei 40”. Era sempre il solito Cesare, pronto a frustarti moralmente se avevi esitazioni, pronto a stimolarti con il suo entusiasmo per la scienza. Quella vera, quella in cui credeva lui, fatta di genuina curiosità, di onestà e rigore intellettuale, costruita su un'enorme cultura e originalità di pensiero.
Cesare pensava e si comportava fuori dagli schemi. Nelle riunioni che avevamo con lui non si poteva dare nulla per scontato, bisognava stare sempre sul chi vive: vietato rifugiarsi dietro a un luogo comune, vietato dargliela vinta, ma vietato anche contraddirlo. Il risultato? Una sfida intellettuale continua, senza esclusione di colpi, ma sempre con grande rispetto reciproco. Probabilmente è questo che mi mancherà di più di Cesare.  È fatta di confronti la scienza che gli interessava, confronti aspri che portavano sempre ad alzare un pò più in su l’asticella.
Stamattina con un collega, ricordando Cesare con uno scambio di messaggi, ci siamo detti che ci sarebbe mancato tantissimo quel “cavallo pazzo”, un “pazzo” 1000 volte da preferire a quei savi la cui saggezza è nella capacità di esser accondiscendenti al posto giusto ed al momento giusto. 
Cesare, grazie per tutto quello che mi hai insegnato, fino alla fine.
 
Stefano Borgani (UniTS e INAF-OATs)